Codice deontologico
Il codice deontologico degli Assistenti sociali è stato emanato per la prima volta nel giugno 1998, ed è uno dei primi atti istituzionali dell’Ordine professionale.
Il consiglio nazionale dell’ordine nell’elaborarne la prima stesura tenne conto di quanto già precedentemente gli Assistenti sociali avevano prodotto in materia di etica, sia in campo nazionale che internazionale, riflessioni che avevano già dato luogo a fondamentali documenti, come la Carta di Tramezzo, il Codice dell’Assnas (Associazione nazionale assistenti sociali, 1992), il Codice internazionale di etica professionale degli Assistenti sociali dell’ISFW (International Federation of social workers, 1976,1994).
Il codice deontologico per gli Assistenti sociali si può considerare la “Carta d’identità della professione”: ne traccia i caratteri indispensabili al suo riconoscimento, in un divenire che ne rimodula la cornice, i contorni, nella interazione continua con gli elementi di trasformazione della società, delle origini, delle politiche, delle comunità.
Gli stessi “bisogni” e lo stato di difficoltà o di crisi delle persone che accedono al servizio sociale seguono questa evoluzione e mutano con esso.
La prima revisione del Codice deontologico è avvenuta in un periodo in cui alcuni eventi importanti avevano toccato profondamente la professione, nel senso di un suo potenziamento e sviluppo; in particolare la Riforma universitaria a e la Riforma del sistema dei servizi e delle politiche sociali (legge 28 novembre 2000, n.328, “Legge Quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e di servizio sociale).
Gli Assistenti sociali sono chiamati ad un impegno professionale in cui la valenza etica concerne in pari tempo il lavoro con l’utenza, ma contestualmente il rapporto con il servizio presso cui lavorano, le istituzioni del welfare state in senso lato e la società nel suo complesso.
L’ampiezza e le implicazioni di quanto sopra richiedono necessariamente di poter disporre di uno strumento di indirizzo per adempiere correttamente le funzioni professionali nel rispetto dei principi e dei valori fondanti e qualificanti la professione stessa.
Nella generalità dei paesi accidentali gli Assistenti sociali si sono dotati di un Codice deontologico ed anche in Italia, pur se con ritardo, l’Ordine professionale ha elaborato il proprio. A questo proposito, occorre, però, osservare che il codice deontologico non rappresenta un insieme ex novo di norme cui dover ispirare ed orientare l’azione professionale, bensì esso è la risultante di un lungo processo fondato sull’operatività, da sempre ispirata e agita in coerenza con i principi etici condivisi dalla comunità professionale. In questo senso si potrebbe dire che la professione, con il Codice deontologico, ha dato veste normativa, sistematica e socializzabile, a principi etico-valoriali già inscritti nel proprio codice genetico.
I principi ed i valori cui la professione fa riferimento, infatti “sono valori e norme che costituiscono l’ethos della professione, inteso anche nel suo significato di casa comune nella quale la comunità professionale s’identifica”.
Ogni articolo del codice, infatti, si sostanzia per il riferimento esplicito o implicito ai principi ed ai valori della professione, principi e valori, peraltro, presenti nella Carta costituzionale, nella dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea ed in tutte le Carte internazionali relative ai diritti dei minori, delle donne, dei portatori di handicap, delle minoranze ecc…ciò significa che il sistema normativo che la professione di è data affonda le sue radici in un mandato socio-giuridico-istituzionale di ampio respiro in cui la professione si riconosce in quanto professione al servizio del benessere sociale ed individuale e della tutela in senso generale e specifico dei diritti di cittadinanza.
Il codice deontologico, che la professione si è data, assunta non solo come un tratto distintivo, è definibile con la raccolta sistematica di norme relative all’esercizio della stessa. Il codice deontologico è infatti “il documento vincolante cui si deve riferire nel processo di aiuto alle persone, ai gruppi, alle famiglie, alle comunità per operare le scelte affidate alla libertà, alla coscienza, alla competenza, alla responsabilità dell’Assistente sociale. Non è quindi, solo uno strumento di garanzia per l’utenza, ma anche una guida orientativa per l’operatore, soprattutto per l’assunzione di decisioni in ordine a problemi e dilemmi etici, come già accennato. Il codice, inoltre, contribuisce al senso di appartenenza alla comunità professionale, alla crescita della identità e della sua specificità e all’affermazione sociale del relativo status.
Il codice deontologico, in quanto insieme di norme, regola in senso specifico i doveri e le responsabilità dell’Assistente sociale nei confronti dell’utenza (Titolo II), della professione e degli altri professionisti (Titolo VII e IV), dell’ente presso cui opera (Titolo V) e della società nel suo complesso (Titolo III).
Il forte e costante riferimento alla responsabilità che si riscontra nel codice, intesa nelle sue varie accezioni, ossia come essere responsabili di…, essere incaricati formalmente di responsabilità (mandato istituzionale), ma soprattutto nel senso di prendersi responsabilmente cura di…, dà conto della condivisa convinzione dei professionisti che “l’etica della responsabilità sostanzia la deontologia degli Assistenti sociali”. Ed è anche in relazione a ciò che il “Testo del codice si accompagna al Testo delle Sanzioni disciplinari e procedure.